Questo breve vademecum vuole essere una sintesi, non esaustiva, dei principali adempimenti relativi alla gestione di una associazione e di come, conseguentemente, devono operare gli associati, in particolar modo chi è chiamato a dirigere l’associazione stessa. Non vengono qui trattate le modalità di remunerazione di atleti e dirigenti che, comunque, godono di particolari agevolazioni fiscali e che saranno oggetto di un apposito documento. In particolare, tale vademecum si rivolge alle associazioni che gestiscono esclusivamente l’attività istituzionale e potrà essere integrato per quegli enti, titolari di Partita IVA in Regime agevolato Legge 398, con indicazioni specifiche.
Che siamo nel bel mezzo di una crisi economica che oserei dire planetaria è, oramai, universalmente noto; meno noti sono, invece, i piani di intervento e le misure che, non tanto lo Stato, quanto gli altri Enti Locali e le parti sociali intendono porre in essere. Questo gap di conoscenza non è certo sinonimo di inattività ma, piuttosto, di una difficoltà di comunicazione che, molto spesso, caratterizza i rapporti tra cittadino e Istituzioni e che diventa sempre più evidente allorquando il singolo avverte la necessità di risposte puntuali e precise. La Regione del Veneto ha tentato di dare risposta a queste esigenze con quello che si può definire lo strumento principe dell’ opera amministrativa: il Bilancio di previsione 2009.
Le associazioni sportive dilettantistiche, e in generale le associazioni senza scopo di lucro, si costituiscono con atto scritto composto da ATTO COSTITUTIVO e STATUTO da registrare presso l’Agenzia delle Entrate. Clausole da inserire nello statuto: · ragione o denominazione sociale (le associazioni sportive devono indicare la finalità sportiva e dilettantistica); · sede sociale; · oggetto sociale; · rappresentanza legale; · assenza di fine di lucro e previsione che i proventi dell’attività non possono, in nessun caso, essere divisi tra gli associati; · affiliazione alle Federazioni sportive nazionali o agli Enti di promozione sportiva riconosciuti ai sensi delle leggi vigenti (solo per associazioni sportive); · norme sull’ordinamento interno ispirato a principi di democrazia e di uguaglianza dei diritti di tutti gli associati, con la previsione dell’elettività delle cariche sociali; · obbligo di redazione di rendiconti economico-finanziari, nonché le modalità di approvazione degli stessi da parte degli organi statutari; · modalità di scioglimento; · obbligo di devoluzione ai fini sportivi e/o benefici del patrimonio in caso di scioglimento dell’associazione.
Le associazioni sportive dilettantistiche, e in generale le associazioni senza scopo di lucro, si costituiscono con atto scritto composto da ATTO COSTITUTIVO e STATUTO da registrare presso l’Agenzia delle Entrate. Clausole da inserire nello statuto: · ragione o denominazione sociale (le associazioni sportive devono indicare la finalità sportiva e dilettantistica); · sede sociale; · oggetto sociale; · rappresentanza legale; · assenza di fine di lucro e previsione che i proventi dell’attività non possono, in nessun caso, essere divisi tra gli associati; · affiliazione alle Federazioni sportive nazionali o agli Enti di promozione sportiva riconosciuti ai sensi delle leggi vigenti (solo per associazioni sportive); · norme sull’ordinamento interno ispirato a principi di democrazia e di uguaglianza dei diritti di tutti gli associati, con la previsione dell’elettività delle cariche sociali; · obbligo di redazione di rendiconti economico-finanziari, nonché le modalità di approvazione degli stessi da parte degli organi statutari; · modalità di scioglimento; · obbligo di devoluzione ai fini sportivi e/o benefici del patrimonio in caso di scioglimento dell’associazione.
Utilizzo nuovamente le colonne del nostro giornale (vedi precedente intervento su il CV n. 170 del marzo/aprile 2006) per tornare su una argomento in continua evoluzione, ovvero il sistema di rendicontazione del Bilancio Sociale degli Enti Locali. La materia è, infatti, oggetto di frequenti interventi tanto da parte del Ministero quanto da parte degli EEPP, i quali colgono sempre l’occasione per diffondere le c.d. “prassi virtuose” proponendo così sempre nuove metodologie di rendicontazione per la redazione dei BS. Metodi che sono, a volte, frutto di attente e d appropriate analisi della questione, a volte, estemporanee invenzioni più vicine alla propaganda politica che ad una rigorosa e scientifica trattazione.
Tramandare le proprie esperienze, il proprio saper fare, è sempre stato una caratteristica ed un elemento di eccellenza delle tradizioni produttive più evolute. Ed in questo noi veneti sicuramente possiamo dire qualcosa più degli altri. Ecco allora che in una economia aperta, in cui la competizione e l’innovazione hanno un ruolo sempre più rilevante, l’internazionalizzazione dell’impresa, e delle imprese, diviene una condizione necessaria. Ma internazionalizzazione cosa significa nello specifico? Proprio quello che dicevo poc’anzi, ovvero la capacità di diffondere e replicare, magari in forme nuove, l’intelligenza accumulata nella società locale in produzioni effettuate da altri. Questo vuol dire trasformare e vendere non solo prodotti, ma anche, e forse soprattutto, progetti, know-how, tecnologie, servizi e soluzioni organizzative, che altri sistemi produttivi, magari a minore costo del lavoro, possono adottare, per essere poi diffusi nei mercati del consumo. Ma per
La rendicontazione sociale è tema oramai ricorrente e diffuso che vede proprio noi, dottori commercialisti, come i principali professionisti coinvolti. La locuzione Bilancio Sociale è diventata d’uso comune, identificando non più un documento contabile ma uno strumento in grado di rileggere i dati a consuntivo “mettendosi dall’altra parte”. Ma dalla parte di chi? Di chi non è azienda, di chi non è interessato dai risultati economici dell’azienda, di chi è interessato da come l’azienda è inserita nel territorio, da come incide quello stesso territorio e in chi vi abita, di chi vuole ricevere dall’azienda in cui lavora non solo una retribuzione ma considerazione, amicizia, servizi… e potrei andare avanti ancora. Salta allora subito agli occhi che il Bilancio Sociale potrebbe essere, se usato con intelligenza e non a fini prettamente propagandistici, lo strumento ideale per l’ente pubblico per dialogare con i propri cittadini.
In questi ultimi anni, il Federalismo è diventato l’argomento più dibattuto in ogni sede, del termine si è abusato sia nelle discussioni politiche che in quelle accademiche. Non solamente in Italia, ma in molti altri Paesi, europei e non, la quantità di informazioni che in questi anni sono state diffuse hanno dato la possibilità anche al cittadino comune, poco avvezzo ai tortuosi sentieri della politica, di potersi creare un’opinione e di poter dire la sua sul tema del Federalismo. Ricordiamoci, però, che quando parliamo di Federalismo ricomprendiamo tante cose: il Federalismo Fiscale ne è solamente un aspetto, anche se il più importante e bisognoso di approfondimento. Anche noi commercialisti ne abbiamo dibattuto nel convegno del 23 maggio scorso organizzato in collaborazione con la Fondazione Nord Est, ma in questi ultimi mesi, tutti presi da questioni contingenti, di federalismo fiscale se ne sente parlare poco, sia a livello politico che economico.
Nella pratica di tutti i giorni è comune incrociare delle associazioni tra professionisti iscritti agli stessi albi, o anche ad albi differenti, che per sinergie professionali hanno deciso di congiungere le loro strade. Sono, inoltre, oramai molto comuni le società tra ingegneri, sotto forma di società a responsabilità limitata. Comunemente, come sottolineavo poco sopra, non vi è traccia di altre aggregazioni tra professionisti. Eppure qualcosa di comunque diverso c’è e riguarda l’esercizio aggregato della professione di avvocato.